Posto un importante articolo sulla manutenzione e cura della nostra attrezzatura fotosub:
Prima ancora di addentrarci nei particolari della manutenzione ordinaria e straordinaria, una considerazione di carattere generale: la maggior parte dei danni alle attrezzature deriva da una errata manutenzione, e nella maggior parte dei casi si sarebbero evitati semplicemente non effettuandola. E' dimostrato, in tanti campi, automobilistico, aeronautico e così via, che ad un intervento sbagliato segue un guasto tecnico, laddove molto probabilmente tale intervento avrebbe potuto benissimo non avere luogo, lasciando tutto com'era.
Quindi: staccare e riattaccare cavetti (con conseguente gocciolina d'acqua salata che cade sui contatti), rimuovere O-ring per pulirli in maniera nevrotica e maniacale col rischio di non riposizionarli correttamente o addirittura dimenticare del tutto di rimontarli e altre operazioni di scrupolosa prevenzione, in realtà possono aumentare il rischio di danni invece di ridurlo.
Iniziamo dunque a parlare di manutenzione dalla prima operazione da effettuare: un accurato risciacquo, non dimenticando però che pur essendo indispensabile non è affatto la soluzione di tutti i problemi. L'acqua dolce viene applicata a pressione ambiente, mentre l'acqua salata, molto più attiva dal punto di vista della corrosione, entra nelle parti più sottili a pressione maggiore (quella, ovviamente, della profondità raggiunta) dove inevitabilmente rimarrà nonostante il salutare bagno di risciacquo.
Non tardiamo quindi troppo ad inviare l'attrezzatura all'assistenza periodica dove la smonteranno e ripuliranno e sostituiranno gli O-Ring dei rimandi e dei contatti sincro. Il risciacquo infine non va effettuato con acqua troppo fredda, se abbiamo chiuso la custodia in ambiente caldo ed umido lo sbalzo di temperatura causerà la formazione di condensa acquosa, anche sulla fotocamera e sui delicati circuiti interni. Nel caso questo accada, attendiamo che la macchina fotografica sia asciutta bene prima di accenderla di nuovo.
Vediamo ora quali sono le principali accortezze per far sì che l'evento citato in apertura sia sporadico, molto sporadico...
L'oggetto principale delle nostre attenzioni è la guarnizione toroidale detta O-ring (anello a sezione ad "O"), l'invenzione di questo tipo di sigillo merita veramente un plauso infinito: pressioni anche enormi (come quelle all'interno della bombole, più di 200 bar) sono tenute a bada da una semplice guarnizione di neoprene od altri materiali, spesso lasciando anche alle parti mantenute in tenuta la libertà di movimento.
L'o-ring non permetterà mai all'acqua di distruggere la nostra attrezzatura ed il nostro conto in banca, però va conosciuto per far sì che svolga sempre la sua indispensabile funzione.
La tenuta dell'OR è data dalla sua deformazione momentanea, la sezione rotonda della guarnizione, sottoposta a pressione, si schiaccia contro le pareti delle sedi delle parti da sigillare; questa deformazione, però, deve essere assicurata da una consistenza elastica del materiale con cui l'OR è fabbricato: se questo è "secco", indurito, screpolato, o addirittura deformato permanentemente, la funzione sigillante verrà meno.
Badate bene che stiamo parlando di acqua a pressione, non semplice pioggia o schizzi, l'ingresso di acqua (pur trattandosi di bassa pressione, al massimo 5-6 bar per una immersione impegnativa) significa entrata rapida e massiva e distruzione di tutto in tempo molto breve.
Gli OR sono presenti in tutte le soluzioni di continuità della nostra attrezzatura: coperchi, semigusci, comandi (eccetto quelli di tipo magnetico), oblò, finestrelle varie, connettori flash. La manutenzione ordinaria che potremo effettuare con una certa frequenza e regolarità riguarda solo quelli che assicurano la tenuta dei coperchi di chiusura delle custodie, degli oblò, dei flash e quelli che sono posizionati sui connettori di quest'ultimi. Gli altri, sostanzialmente i comandi, non è consigliabile smontarli se non si ha una esperienza specifica, si invierà lo strumento all'assistenza per la manutenzione programmata indicata dal costruttore.
Innanzitutto come si rimuove l'OR: sicuramente sono da mettere al bando spilli, aghi e gli strumenti da dentista ("specilli" o "sonde", quelli, per intenderci, che fanno vedere la stelle quando entrano in un dente cariato) che, essendo fatti d'acciaio e di forma appuntita rovinano l'OR e rigano la sede dove è alloggiato, questi strumenti possono essere utilizzati (con estrema cautela per non rovinare, appunto, la sede) per rimuovere OR di bombole ed altre attrezzature non fotografiche laddove sia molto difficile rimuovere la guarnizione, tenendo presente che poi questa va gettata perché rovinata. Per effettuare invece una corretta manovra di rimozione degli O-Ring delle attrezzature fotosub, l'ideale è sfruttare l'elasticità del materiale per spingerlo con le dita fino a farlo fuoriuscire un minimo dalla sede, a questo punto potremo afferrarlo e rimuoverlo. In alternativa, se la manovra prima descritta si presenta troppo laboriosa, potremo utilizzare uno specifico attrezzo della Sea&Sea (O-Ring Remover) od, in mancanza di questo, una carta di credito od un biglietto da visita plastificato del quale avremo però verificato accuratamente la mancanza di slabbrature ed angoli appuntiti.
A questo punto faremo un'ispezione visiva della guarnizione, possibilmente avvalendoci di un mezzo di ingrandimento (lenti, occhialetti da modellista etc). Non dovranno essere presenti screpolature (per verificare questo si potrà leggermente tirare l'OR in modo da evidenziarle), tagli, graffi od altri difetti, eccezion fatta per la normale linea longitudinale che residua dallo stampaggio dell'OR. In caso di difetti, eliminiamolo senza pietà anche se ha funzionato perfettamente fino all'immersione precedente, è bene non approfittare troppo della fortuna...
Un OR può durare veramente un tempo inimmaginabile se ben trattato: la lubrificazione, che ne previene il contatto con l'aria e con l'acqua, con conseguente ossidazione, indurimento e screpolatura, deve essere fatta con regolarità per gli O-Ring che sono soggetti a essere rimossi; questa va effettuata applicando, dopo averlo ripulito scrupolosamente da sabbia e altri residui dell'immersione, un sottilissimo velo di lubrificante. Perché sottilissimo: se immergiamo la guarnizione in una massa di grasso eccessivo, esso stesso sarà ricettacolo di sabbia e sporcizia, che si trasferirà poi nella sede inficiando la tenuta.
Il grasso; quello migliore e più duraturo è di tipo "siliconico" ma attenzione: non è adatto alle guarnizioni OR in silicone, infatti queste si possono danneggiare a causa del potere solvente che questo tipo di grasso ha nei confronti di esse. Sarà bene verificare nella nostra attrezzatura quale grasso utilizzare per ogni specifica guarnizione (oggigiorno c'è una discreta varietà di "mescole" e materiali diversi), per non sbagliare possiamo semplicemente usare quello che viene dato in dotazione dalla casa produttrice.
Quando riposizioniamo l'OR nella sua sede dovremo verificare attentamente che non sia presente sporcizia, in particolar modo sabbia e capelli, la sede può essere ripulita con un cotton fioc, facendo attenzione che non rilasci peli, oppure con una pezzetta di cotone.
Bisognerà evitare di inserire l'OR nella sede lasciandolo "abbondante" da una parte e "tirato" da un'altra perché questo ne può provocare la fuoriuscita magari proprio un attimo prima della chiusura (non è una considerazione frutto della fantasia, è capitato a me e ad altri, il risultato è una bellissima reflex da buttare). Non crediate che un O-Ring mal posizionato impedisca la chiusura della custodia o del flash: gli OR fotografici sono piuttosto teneri come mescola e si schiacciano anche fuori dalla sede, tutto può apparire perfettamente assemblato fino al momento in cui vediamo che l'acqua non sta dalla parte giusta... A proposito di questo, altri due consigli: appena messa la custodia in acqua, verificate IMMEDIATAMENTE che non vi siano infiltrazioni, prima ancora di dare l'ok al compagno di immersione ed iniziare la discesa; se vi sono problemi di tenuta normalmente questi si manifestano subito producendo una catenina di bollicine continue anche solo tenendo la custodia con le braccia tese a mezzo metro di profondità, in questo caso orientate la macchina con l'oblò in basso, in modo che l'acqua si raccolga dentro a quest'ultimo e risalite in barca immediatamente. Per quanto riguarda il flash invece, in caso di infiltrazione orientatelo con la parabola in alto. In questi casi può essere utile l'allarme anti-allagamento che quasi tutti i produttori di scafandri forniscono, ma questo non deve assolutamente significare che non si deve porre massima attenzione alla prevenzione, infatti nella maggior parte dei casi quando l'allarme suona è già troppo tardi per salvare la fotocamera. Un altro motivo di perdita di ermeticità può essere il calore: non lasciate mai l'attrezzatura al sole diretto: l'effetto serra dovuto al passaggio dei raggi solari all'interno attraverso le parti trasparenti porta al raggiungimento di temperature altissime, con possibilità di danni alle parti elettroniche e meccaniche. Inoltre le custodie ed i flash in plastica possono essere soggetti addirittura a deformazioni con perdita di chiusura ermetica in caso di riscaldamento eccessivo.
' importante anche la modalità di apertura della custodia, sarà bene che il coperchio sia rimosso tenendola appoggiata su un tavolo con l'obiettivo in avanti, infatti, sebbene sia più comodo farlo tenendo l'obiettivo in basso, la rimozione del coperchio farà cadere facilmente delle goccioline di acqua (probabilmente salata nonostante il risciacquo) all'interno ed ovviamente queste andranno a infiltrarsi nei comandi che, anche nelle macchine cosiddette "tropicalizzate" può causare effetti nefasti.
Quando si ripongono per un tempo lungo il flash e la custodia è bene non lasciarli chiusi, questo provoca una deformazione permanente degli O-Ring di tenuta, potremo, dopo mesi di inattività, trovare gli OR deformati, con la loro sezione non più rotonda ma "squadrata", questo riduce la capacità delle preziose guarnizioni di fare il loro lavoro. Quindi è bene lasciarli aperti, questo per non avere la sgradevole sorpresa di trovare l'attrezzatura inutilizzabile magari proprio il giorno prima della partenza... Comunque procuratevi sempre degli OR di ricambio da portare in viaggio, questi si possono danneggiare anche durante il corretto utilizzo.
d ora veniamo ad un'ultima nota dolente: il trasporto. Inutile dilungarci sulle precauzioni da osservare nel trasporto delle attrezzature in macchina od in barca: ricordiamoci di non lasciare che cadano o vengano urtate da altre pesanti attrezzature subacquee, anche in caso di mare calmissimo le improvvise ondate provenienti da altre imbarcazioni possono avere effetti nefasti facendo rovinare tutto a terra, o peggio, in acqua. Per quanto riguarda il trasporto durante l'immersione credo che l'assetto migliore della custodia+flash sia, quando possibile, leggermente positivo, a patto di assicurarla con un moschettone di elevata qualità al nostro gav, in questo modo la custodia si posizionerà in alto come un palloncino senza urtare sul fondo nel caso (raro) in cui dovremo lasciarla per effettuare qualche altra operazione (ad esempio aiutare un altro sub a sistemare l’attrezzatura), il moschettone dovrà essere sicurissimo però, altrimenti in caso di distacco la "pallonata" della fotocamera ci creerà un problema serio. Durante il pinneggiamento potremo tenerla accostata al ventre facendo attenzione a non far urtare l'oblò al fondo. Ma i problemi veri sono legati al trasporto aereo, con le limitazioni del peso dei bagagli, compreso quello a mano, ci ritroviamo sempre di più nella impossibilità di trasportare attrezzature di riserva nel caso di guasto di quella principale. Per quanto riguarda il trasporto di custodie e flash è molto facile eccedere il peso massimo, quindi informiamoci accuratamente prima di intraprendere il viaggio su quanto potremo trasportare come bagaglio a mano e, se eccediamo tale peso, se saremo costretti a imbarcare l'attrezzatura in stiva o potremo semplicemente pagare un sovrapprezzo. In questo ultimo caso mettiamo mano al portafoglio e pazienza, ma nel caso del trasporto in stiva evitiamo questa soluzione come la peste; le cose delicate spesso arrivano danneggiate e sappiamo bene che nella nostra attrezzatura basta veramente poco a rendere il tutto inservibile, altrettanto spesso i bagagli al seguito non arrivano per niente o con giorni di ritardo, questo deve essere considerato anche per un eventuale trasporto di parti di attrezzature non delicate (braccetti, etc) che però ci metterebbero in difficoltà in caso di smarrimento. Nel trasporto aereo sia in stiva che in cabina dovremo tenere presente un'altra importante precauzione: le nostre custodie sono molto ben progettate per resistere alla pressione esterna, ma non a quella interna: nel caso di esposizione alla "pressione inversa" (ovvero con una pressione interna alla custodia maggiore di quella esterna, cosa che si verifica nel caso in cui venga lasciata chiusa durante il trasporto aereo, specialmente in stiva) potremo assistere al distacco di parti (oblò, mirini, finestrelle) che potrebbero trasformare il nostro viaggio fotografico in un rilassante periodo a prendere la tintarella. Quindi lasciamo tutto aperto, custodie e flash, oppure utilizziamo, quando sono presenti, le apposite aperture per il trasporto aereo.
Infine, in viaggio, non dimentichiamo di portarci tutti quegli attrezzi che possono servirci per il normale utilizzo e per eventuali emergenze: verifichiamo tutto quello che dovremo fare e quello che può capitare e portiamoci cacciavitini, brugole e tutto quello che può servire. Questo per evitarci di stare a "mendicare" poi sul posto od a cercare disperatamente in qualche cassetta di attrezzi arrugginita la chiavettina a tubo da 5 trovando inevitabilmente solo la 4 o la 6...